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La Calligrafia dell'Eleganza®

            L’ESERCIZIO CORPOREO COME FORMA                         DI FLUIDITA’ E POTENZA MOTORIA             corso di Luisa Casiraghi

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RITRATTO D’INTERNO © 1998 OMAGGIO a CAROLYN CARLSON

Posted By on aprile 17, 2016 in MOSTRE

 

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RITRATTO D’INTERNO © 1998
OMAGGIO a CAROLYN CARLSON
e alla compagnia TEATRO DANZA LA FENICE

Mostra fotografica di LUISA CASIRAGHI
Chi fosse interessato a questa mostra può
contattare il seguente E-mail.

Le foto che presento abbracciano i quattro anni di lavoro
della Compagnia Italiana “Teatro Danza La Fenice”,
che Carolyn Carlson ha diretto dal 1980 al 1984 a Venezia,
con l’ausilio di Larrio Ekson, suo partner d’elezione.
Esse sono un viaggio nell’intimità
di un’esperienza unica della danza contemporanea
di quegli anni, fatto attraverso le prove, le tournées
e la vita di compagnia.

La specificità, nonché l’unicità dell’intera mostra,
risiedono nel mio sguardo di danzatrice e fotografa insieme,
binomio che nel mio percorso creativo è stato sempre indissolubile,
e che ho riunito in una sola visione,
per dare vita a un racconto
essenzialmente ‘umano’,
oltre che artistico,
forte della convinzione che ‘l’artista’
sia prima di tutto una ‘persona’,
la cui autenticità ed integrità interiori
danno vita alla propria ‘verità’ sulla scena.

Ed è tale autenticità-integrità che ho cercato,
in ognuno,
con la discrezione, la delicatezza, la fermezza, il rispetto e la sincerità
di chi, come me, da membro della compagnia, ha conosciuto, vissuto
condiviso con loro in ogni momento e in ogni minima sfumatura,
la difficoltà, la complessità nonché la fragilità di questo delicato cammino.
E che con l’occhio dell’esperienza concreta,
ho cercato di fermare, dove possibile,
in fotogrammi di ‘immediatezza’ e sincronicità,
cogliendo momenti altrimenti inaccessibili dall’esterno.

Tutto ciò ha dato vita a un “Ritratto d’Interno”,
di Carolina e di tutta la compagnia,
colti lontano dalle luci dello spettacolo
e immersi nella dimensione sospesa e rarefatta
della ricerca e della creazione;
un vero e proprio ‘ritratto interiore’,
una filigrana tanto diafana, quanto
l’universo personale dei protagonisti,
dove ogni immagine è per me un “omaggio”
al valore artistico di ognuno,
ma soprattutto un omaggio al loro modo di ‘essere’
e ancor più,
all’indecifrabile ‘essenza’ che ci abita tutti
e che ho cercato di cogliere nell’unicità
di ogni volto e di ogni singolo, semplice gesto.
___________________________________

E allo stesso tempo ‘Ritratto d’Interno’
è una “ricerca”,
nonché una “riflessione” proprio
sul rapporto fra ‘palcoscenico’ e verità personale.
“Un’interrogazione” sull’immagine esteriore e la realtà interiore.
Una “testimonianza”, anche se limitata,
ma sincera,
dell’eterno incontro-scontro fra queste due ‘entità’,
che ribalta e scandaglia
l’incedere ‘nell’essere se stessi’,
sulla scena,
ma soprattutto nella vita.
___________________________________

Invero, i momenti ‘sorpresi’ sono solo
‘fremiti’, ‘frazioni’, ‘tratti’ di quell’interiorità’
dove ogni definizione tace,
per lasciare posto all’unicità dell’istante,
all’immediatezza del viversi e del mettersi
in gioco nei confronti di quell’alchimia complessa
fra personalità, potenziale creativo, tecnica, poesia,
capacità d’improvvisazione e immediatezza,
che caratterizzava e caratterizza tuttora
il mondo Carlsoniano.

La sua ricerca poetica, infatti, obbligava di continuo
“all’avventura di se stessi”,
“all’incognita” della mutazione,
all’interrogazione costante,
all’esporsi e rischiare
col corpo, col cuore e con la mente,
sulla scena, ma anche
dietro la scena, in quello
‘spazio’
dove vissuto, immaginazione, intuizione
si sposavano alla tecnica, in un attimo,
e divenivano gioco del presente.
Frazione – sospensione – concretizzazione di un fluire.

Le foto respirano l’atmosfera
di quello spazio ‘unico’,
in cui anche la fragilità di un momento,
poteva trasformarsi in leggerezza
nell’inventare e sorprendere se stessi, dietro una quinta
e ne traducono, a tratti,
l’ammiccare scherzoso che dava respiro a una prova;
il gesto sfuggito all’impegno di una coreografia;
la pausa di uno sguardo;
la ‘solitudine’ che preparava l’entrata in palcoscenico.
Ma anche l’inquietudine di un movimento
nel dare forma all’indispensabile di noi;
la sua tensione verso la pienezza, la liricità;
la sua arrendevolezza alla fluidità dell’animo.
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Lo sguardo sfiora appena la durezza, le difficoltà tecniche, lo sforzo,
la tensione emozionale del dono di sé
che il lavoro di Carolina richiedeva
e si fa memoria, volutamente, solo del disincanto, dell’ironia,
di quel “gioco” che sdrammatizzava ed esorcizzava tutto,
e testimoniava di un’umanità semplice e diretta,
che ha fatto dell’intera compagnia un’unità,
una cosa a sé, unica nella storia della danza italiana di allora.
Nell’ombra di quella sua presenza piena di attesa,
che trasformava e
trascinava con sé.
___________________________________

Per danzare con Lei è stato necessario ‘spogliarmi di tutto’,
entrare nell’attimo,
vestirmi di silenzio
e aspettare che quella sua poesia staccata dal tutto,
ritornasse al tutto.
Per fotografare, ho dovuto fermarmi,
raccogliere il movimento negli occhi,
e lasciarlo andare nel cuore.
___________________________________

Questa mostra racconta, con semplicità, la
storia profonda e delicata
di questa ‘filigrana dell’essere’.

La dedico a Lei,
al suo partner e prezioso aiuto Larrio Ekson,
a Yorma Uotinen,
a Malou Airaudo.
E a tutti i miei compagni di allora:
Michele Abbondanza, Francesca Bertolli,
Roberto Castello, Roberto Cocconi, Agnès Dravet, Raffaella Giordano
Jim Lepore, Elena Mainoni, Giorgio Rossi, Caterina Sagna.

Luisa Casiraghi
Testi e FOTO Luisa Casiraghi©

Un ringraziamento particolare allo staff dello “Studio Parolini”, che ha
stampato l’intera mostra “Ritratto d’Interno”, per la puntualità,
sensibilità, delicatezza nel tradurre “su carta” fotografica il mio lavoro e
renderlo così parte integrante della memoria e dello “stato d’essere” di
quegli anni.

 

Visita la mostra sul sito ufficiale di Luisa Casiraghi:

RITRATTO D’INTERNO © 1998 OMAGGIO a CAROLYN CARLSON

 

 

 

 

 

 

 

 



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Foto: © Luisa Casiraghi